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"È inutile, non sono portata!"

Ovvero il re dei pensieri limitanti.

Che cosa vuol dire "essere portati" ed è davvero così importante nel lavoro di mobilità e flessibilità?

La risposta è "sì e no".


Quando si dice che un persona è portata, intendiamo dire che è geneticamente predisposta a questo tipo di lavoro. Parliamo di persone dai tessuti lassi, quelle che sembrano essere di gomma. Non posso mentire: una certa predisposizione genetica aiuta molto nel conseguimento degli obiettivi di mobilità. Ma è sufficiente al raggiungimento dei suddetti obiettivi? No.

Chi è lassa deve comunque allenarsi duramente per stabilizzare le proprie articolazioni e imparare il controllo della propria naturale flessibilità, al fine di evitare infortuni e di imparare i trick, che sono tecnica e non "natura" e richiedono lavoro specifico a prescindere dal talento.

Chi, invece, è nella norma e non ha una particolare lassità dei tessuti può sentirsi svantaggiata ma non è così, dovrà semplicemente seguire un diverso tipo di percorso e potrà senza problemi arrivare a un buon livello.


Significa questo che chiunque può aspirare al contorsionismo? No. Significa che chiunque può aspirare al miglioramento? Assolutamente sì.

Una cheststand potrà non essere alla portata di tutti, allenamento o meno, ma una spaccata sagittale è raggiungibile pressoché da chiunque.

Io sono naturalmente lassa di spalle ma chiusa di anche. Laddove trovavo maggior facilità nell'allenare spalle e schiena, ho sofferto tantissimo e ho impiegato anni per raggiungere la spaccata centrale.

Un traguardo che è costato moltissimo lavoro

A causa della conformazione delle mie anche, ho dovuto lavorare il doppio di tante mie compagne che, invece, sembravano soffrire molto meno quel genere di allenamento. Anch'io ho avuto momenti in cui ho pensato "non sono portata meglio lasciar stare, tanto non ci arriverò mai". Alla fine mi sbagliavo e, come sempre, costanza nell'allenamento e tecnica hanno avuto la meglio.


Credo che, anche in questo caso, sia la diffusa cultura del "tutto e subito" ad alimentare certe ansie, e laddove i risultati non siano celeri ci si scoraggia in fretta e si decide che non ne vale la pena, che "non siamo portate".

Sarò banale in questa affermazione, ma la chiave è innamorarsi del percorso, guardare e parlare con amore al proprio corpo, non guardare troppo al percorso (e alla pagina instagram,) altrui e focalizzarsi sul proprio dialogo interiore per far tesoro di ogni progresso, invece di dar valore solo al risultato finale, svalutando la mole di conoscenza e crescita che solo un percorso fatto con rigore, disciplina e amore per sé stessi può dare.

"Essere portate" non è tutto, se non lo sei o non ti senti tale, fai che la tua tecnica, la tua dedizione e il tuo amore sopperiscano a tutto il resto. Buon allenamento.


Vale





 
 
 

2 commenti


Isa Cuomo
Isa Cuomo
28 feb 2023

Mi trovo d’accordo su tutto , anch’io ho provato il senso di fallimento credendo di riuscirci subito ma superato questo e vedendo anche dei piccoli progressi arrivare mi sono appassionata ancora di più 😊so che la strada è ancora lunga ma mi godo il percorso nel frattempo

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FlexyVale
FlexyVale
01 mar 2023
Risposta a

La cosa più importante è proprio appassionarsi al percorso! Vedo che tu ci metti tanto impegno anche autonomamente e questa è davvero la chiave per una buona riuscita, brava!

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