I propositi per l'anno nuovo
- FlexyVale

- 29 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Rieccoci raga, l'anno è finito e stiamo di nuovo qua a dribblare le domande scomode dei parenti, tipo "ma il fidanzato?", "ma i figli?", "quando ti trovi un lavoro vero invece di ballare intorno a un palo o arrampicarti sui cerchi?"
Ed eccoci anche a fare buoni propositi per l'anno che si avvicina, le solite robe, insomma. Io consiglierei di mettere in lista l'andare a fare le feste lontane da quei parenti che fanno domande dimmerda, poi fate voi.

Ma veniamo al tema principale di oggi: i propositi per il nuovo anno. Non si scampa, anche chi dice di non farli, sotto sotto, ci pensa. I buoni propositi rappresentano una tradizione radicata, che può essere vissuta sia con entusiasmo e grandi aspettative ma anche con una certa quota d'ansia. La difficoltà nel mantenerli è proverbiale e non è solo questione di carattere, l'esito di 'sti dannati propositi è molto influenzato da fattori psicologici, neurologici e pure sociali.
Raga, il cervello è pigro. Non serve girarci intorno, siamo programmati come macchine a risparmio energetico, il cervello non ha voglia di fare un cazzo più del necessario. Che significa, in soldoni?
Il cervello umano è programmato per privilegiare le abitudini consolidate, quelle ormai automatiche, per intenderci, perché per attuarle spende meno energia cognitiva.
I gangli della base, che sono strutture profonde del cervello, gestiscono i comportamenti abituali. Praticamente è come un deposito di automatismi il cui utilizzo richiede poca energia cognitiva. Di conseguenza, quel pigrone del nostro cervello preferisce 'sta roba qua. Capiamoci, è una buona cosa, significa che non siamo costretti a pensare (sprecando energia) ad ogni singolo passo che facciamo quando camminiamo.
La corteccia prefrontale, invece, è l'amica entusiasta che vuole provare cose nuove, è preposta alla pianificazione e alle funzioni esecutive, c'ha l'occhio sui nuovi obiettivi. Per fare questo, praticamente deve sovrascrivere le sue fantastiche nuove idee sugli schemi già impressi nel nostro cervello. Ne va da sé che per fare questo ci sia bisogno di un bel mucchio di energia cognitiva.
Questo genera un conflitto neurologico, corteccia che dice AOOOOOO FACCIAMOOOOOOO e gangli che fanno MA TU SEI PAZZA, STA SBATTA NON ABBIAMO INTENZIONE.
Se ci mettete che i gangli si prendono bene per le gratificazioni immediate, mentre la corteccia c'ha lo sguardo sui risultati a lungo termine, spesso e volentieri la partita viene vinta dalla ricompensa immediata e tanti saluti ai buoni propositi, abbandonati dopo pochi giorni o poche settimane, quando la famosa motivazione cala.
Il sistema dopaminergico, che regola il piacere e la gratificazione, fornisce una spinta temporanea, ossia la motivazione di cui sopra, ma non garantisce la costanza necessaria per instaurare un'abitudine nuova e quindi un cambiamento a lungo termine.
Mettiamoci poi i parenti e amici disfattisti di cui parlavamo prima, che ci smontano l'entusiasmo facendo notare che "avevi detto così pure l'anno scorso", aggiungiamo al mix questa orrenda cultura della performance in cui viviamo, che promuove un’idea di successo basata sul raggiungimento rapido di obiettivi irrealistici e baaaaaaaam, ecco la ricetta per iniziare l'anno già esaurite e con i buoni propositi destinati a morte certa nel giro di una manciata di settimane.
Quindi che possiamo fare?
Non stressiamoci troppo e mandiamo nel luogo deputato tutta 'sta gente che ci deve fare gnegnegne sui nostri propositi!
Gli impegni quotidiani e le pressioni sociali attivano il sistema di risposta allo stress rendendo difficile mantenere l'attenzione sugli obiettivi. Questo ci fa prendere male e ci lancia di nuovo verso comportamenti più familiari e meno impegnativi. Ciò vuol dire che è meglio prendere la faccenda con un po' di chill.
Per esempio, è buona cosa impostare obiettivi realistici e specifici e poi evitare di confrontarsi costantemente con i progressi degli altri, magari facendosi il sangue amaro sui social.
Essenziale è fare un piano dettagliato e poi suddividere l' obiettivo, che deve essere REALISTICO, in piccoli passi concreti. Pianifichiamo quando, dove e come lavoreremo per raggiungere il nostro proposito. Ad esempio, dire "inizierò ad allenare la flessibilità" è troppo vago. Meglio stabilire giorni e orari precisi per allenarsi. "Dal 7 gennaio allenerò la spaccata tutti i martedì e giovedì per un'ora" funziona molto meglio di "dopo le feste, a una certa comincio".
Poi ce lo scriviamo direttamente in agenda, come impegno con noi stesse. Creare una struttura precisa aiuta a mantenere la costanza una volta che la botta motivazionale dell'inizio è sfumata.
Monitorare i progressi è essenziale. Fare foto e video è importantissimo, sia per poterci eventualmente correggere sotto un profilo tecnico, sia per avere sotto gli occhi tutti i cambiamenti che avverranno durante il percorso. Dobbiamo tenere sempre traccia dei nostri successi, anche piccoli. Questo rafforza il senso di realizzazione e stimola il rilascio di dopamina, regalandoci gratificazione e incentivando a proseguire.
Se è possibile, è una buona idea cercare qualcuno che condivida i nostri obiettivi, avere un compagno di viaggio aumenta la responsabilità reciproca, in quanto, se siamo minimamente persone decenti, non avremo troppa voglia di paccare all'ultimo l'amica con cui abbiamo appuntamento per allenarci.
Un'altra cosa importantissima è tenere a bada il fomento e imparare a perdonarsi. L'allenamento non è un percorso lineare, la vita stessa non lo è e gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo.
Gli errori e gli intoppi fanno parte del processo. Passato il momento, si riprende il percorso senza colpevolizzarsi. State serene che ad autoflagellarsi non ci si guadagna niente.
Infine, ricordiamoci che la flessibilità vale anche sugli obiettivi impostati: è una buona idea valutare periodicamente la situazione ed eventualmente modificare gli obiettivi per mantenerli allineati con le circostanze attuali.
Portiamoci a casa 'sta check list, che lo so che le liste piacciono a tutti:
Definire un obiettivo realizzabile
Scomporlo in micro obiettivi
Fissare le precise modalità di azione (giorni e orari effettivi e sicuri)
Monitorare i progressi
Condividere le lamentele con qualcuno con gli stessi obiettivi
Questo è il metodo che utilizzo io e per me funziona, fatemi sapere come va per voi. Ci vediamo in classe per allenarci!
Vale



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